giovedì 29 gennaio 2009

Liberi da impegni

Spero di no. Mi auguro sia una notizia bufala. Mi riferisco allo stato, pronto, sembra, ancora una volta, a stanziare una cifra vicino ai 500 milioni per aiutare il settore auto in crisi. Sarebbe l'ennesima vergogna nazionale. Aiutare di nuovo la Fiat, che si fa forte, nei momenti di crisi, di un convincentissimo strumento di ricatto. Non mi dai i "piccioli"? benissimo, ti creo caos sociale con 250.000 esuberi. Ma domando: quando la Fiat, in questo secolo, ha prodotto utili, li ha per puro caso, anche per sbaglio, versati, in piccolissima parte, allo stato, cioè ai contribuenti??? Noi cittadini siamo gli unici azionisti con un dividendo nullo! Allora, aveva ragione Bertinotti nel propugnare la nazionalizzazione delle imprese! Ma fatemi il piacere, più che liberisti, a volte, sembriamo liberi...da impegni!

martedì 27 gennaio 2009

Giornata della Memoria

E' giusto ricordare l'orrore della Shoah. Ma, nel giorno dedicato all'olocausto, desidero ricordare un'altra sciagura, meno ricordata dai libri testo, dall'opinione pubblica, dai massmedia di ogni parte politica. Lo sterminio degli armeni. Un milione e mezzo? Due milioni? quanti morti? Non si è mai saputo. Certo è che non esistono morti di serie A e morti di serie B. O meglio, non esistono, o non dovrebbero esistere, genocidi di serie A e genocidi di serie B. Di fronte alla storia non si possono usare due pesi e due misure.

lunedì 26 gennaio 2009

Di padre in figlio

Era curiso, stamane, leggere alcuni articoli che riportavano alcune dichiarazioni di Mario Ferrandi. Chi è costui? Semplicemente l'assassino dell'agente Antonio Custra, a Milano, nel lontano 1977. Per rendervi più facile l'identificazione, è colui che è ripreso mentre spara ad altezza uomo in via De Amicis. Quella fotografia diverrà l'icona rappresentativa degli anni di piombo. Oggi parla in difesa del figlio, arrestato (e poi rilasciato) a seguito degli incidenti scaturiti per la chiusura di Cox 18, un centro sociale milanese. Un simpatico luogo "di culto" dedito all'antagonismo militante. Son termini un pò desueti, ma si sa, riempiono bene la bocca. In fin dei conti, il baldo giovinotto, è stato trovato in possesso di una borsa piena di mazze, chiavi inglesi e altri strumenti che motivano e stimolano la dialettica politica. Ben fa il babbo a sostenere l'innocenza del figlio. Lui, negli anni '70, con le hazet 36, insieme ai fidi compari, spaccava il cranio (o sparava) a chi avesse l'ardire di pensarla diversamente. Il di lui figlio, non ha fatto altro che portare avanti le tradizioni di famiglia...

mercoledì 21 gennaio 2009

Tutti pazzi per Obama?

Caduta di miele dall'alto, sorrisi e pacche sulle spalle. E' partita la stagione di Obama Hussein Barack. Personalmente, pronto a cambiare idea in futuro, mi restano ancora molte perplessità sul personaggio che continuo a vedere politicamente debole. Ai musulmani, durante il discorso di insediamento, dice: "Troviamo una strada fondata sui comuni interessi e il rispetto". Brillante intuizione. Quando i cattolici nel mondo, avranno la possibilità di pregare liberamente in terra islamica, senza essere perseguitati e massacrati, allora, forse, si potrà dialogare. Ora la reciprocità non esiste e probabilmente non esisterà mai. Parole al vento, buone per essere riprese dai giornalai nostrani. In più, e non sono io a dirlo, mi pare che wall street con il suo -4%, abbia dato un bel buongiorno al neo presidente...

sabato 17 gennaio 2009

Dedicato al GF 9

"Più una cosa è nulla, o male addirittura, più è vanificante o vanificata, più viene accettata e celebrata. Sembra uno scherzo, dapprima: poi, a poco a poco, ti convinci che è una realtà (sebbene dell'irreale, cioè del nulla). Ma questo gran giocare e inchinarsi della società moderna intorno a uomini da nulla, opere da nulla, cose del nulla (che spesso, come il cavallo del mito, trasportano crimine, e là dentro si sente cantare e ridere in vista della città dell'uomo che sta per essere saccheggiata), questa cosa tiene desti: come un incanto, un prodigio".

(Anna Maria Ortese, "Corpo Celeste" Adelphi)

giovedì 15 gennaio 2009

A sostegno delle nostre radici

Le recenti immagini di Piazza del Duomo e della Stazione Centrale di Milano, invase da musulmani in preghiera, hanno riportato al centro dell’attenzione pubblica il problema della fragilità della nostra cultura nei confronti di gesti inequivocabilmente provocatori e pericolosi, praticati da immigrati di origine arabo-musulmana.
Violare la sacralità di una piazza importante come quella milanese, mette in risalto la volontà da parte del mondo islamico di dimostrare(ci) una identità superiore. Un’adunata (sediziosa), con duplice valenza: ostentazione di diversità, e prova di forza ai nostri danni. Parlare di arricchimento culturale, di fronte ad un gesto oltraggioso e profanatorio, come fatto da alcuni commentatori, è drammaticamente preoccupante.
Siamo silenti. Troppo silenti. Da tempo, da troppo tempo. E’ venuto il momento di rifiutare la sudditanza di maniera che abbiamo dimostrato in questi anni e prendere atto che la nostra società è fondata su radici giudaico-cristiane, le uniche con le quali fare veramente i conti.

L’arrivo in massa di migliaia di immigrati deve aiutarci a riflettere, e capire, senza nessuna esitazione, che non ci sarà spazio per la creazione di nuovi ghetti, come già accaduto in altre capitali europee, nonostante la Chiesa milanese (solo quella per fortuna) si sia espressa favorevolmente alla nascita di nuove moschee quale preludio di una integrazione che, invece, non ha sbocchi realistici.

Esiste un pericolo di islamizzazione dell’Europa, e quindi anche del nostro Paese. Per questo motivo non possiamo transigere dal difendere con forza i nostri principi e tradizioni. Come soprassedere su temi quali lo sfruttamento della donna, la poligamia, l’insegnamento attraverso l’istituzione di scuole islamiche, le punizioni corporali, i diritti civili e il considerare ebrei e cristiani come cittadini di serie b? Di quale integrazione vogliamo discutere?

E’ difficile non concordare pienamente con le tesi espresse dal prof. Huntington (recentemente scomparso) secondo cui, alla dissoluzione del mondo sovietico, i conflitti non sarebbero stati più fra nazioni, ma nati dalle differenze culturali e religiose fra le grandi culture.

La vera crisi da affrontare non è quella economica, ma quella “relativistica” del politicamente corretto che ha prodotto, in occidente, una grave crisi morale. Credere che ogni cultura sia uguale ad un'altra, come sostenuto dal “parterre de roi” di taluni pensatori nostrani, pronti a favorire la tesi di una presunta decadenza del pensiero religioso a vantaggio di un approdo sempre più deciso, verso un nichilismo esasperato, è falsità che merita una vibrata reazione.

Nelle nostre scuole non si contano più, ad esempio, le crociate contro i crocefissi, come se l’esibizione dell’identità religiosa, della nostra identità religiosa, debba considerarsi alla stregua di un insulto nei confronti di chi professa altre dottrine. In altri casi, è giusto ricordarlo, sono stati sollevati polveroni per delle semplici vignette satiriche. Come è possibile che questi “scandali” non abbiano avuto un’eco così vasta quando sono stati offesi il cristianesimo, il giudaismo o i suoi simboli? Non esiste reciprocità. Questo è quello che si chiede a tutti gli stati arabi, e agli immigrati che accettiamo ogni giorno nel nostro Paese. Avere la possibilità di professare senza vincolo alcuno il nostro credo anche da loro. La convivenza esige un rispetto condiviso. Esattamente il contrario di quello che avviene ai cristiani in Sudan, in Egitto, in Iraq e nella maggior parte degli stati islamici. Che l’islam isoli e condanni definitivamente i terroristi e i fondamentalisti, quelli – perché sia chiaro – che sfruttano l’ignoranza e la povertà come grimaldello per scatenare violenza e orrore come a New York, Madrid e Londra. Non possiamo e non dobbiamo più arretrare.

A Marcello Pera, mi accomuna quanto da lui sostenuto in una recente intervista: “è un dovere difendere l’Occidente, perché le nostre libertà e democrazia non sono questioni locali, ma riguardano l’essenza della natura umana. Dobbiamo accettare la sfida e fare la nostra parte”.

mercoledì 7 gennaio 2009