martedì 4 agosto 2009

Forza Schalke!

In tempi in cui in Pakistan lo sport preferito è bruciare i cristiani, la "buona notizia" viene da Gelsenkirchen, dove la comunità musulmana si è scandalizzata per le parole dell'inno della locale squadra di calcio. La terza strofa recita così: " Maometto era un profeta che non capiva nulla di calcio, eppure fra lo splendore dell'iride si è inventao il bianco e il blu"
Questa stupidaggine, ha scatenato (sta scatenando) le ire non solo dei turchi trapiantati in Germania, ma anche di parecchi musulmani in Europa. Il fenomeno sembra allargarsi grazie alla solita voglia dei media di creare un caso.
Certo, dei cristiani bruciati vivi in Pakistan, fra cui due bambini, non vi è da scandalizzarsi eccessivamente, per l'inno dello Schalke 04 monta la contestazione.
Fate pena. FORZA SCHALKE 04!

10 commenti:

meoceo ha detto...

Ciao Carlo, ormai un conto è essere di destra e un altro paio di maniche è difendere il modo di fare politica, i comportamenti che assume in pubblico ed in privato del presidente del consiglio in carica.

Io mi auguro che su questo ci possa essere una convergenza, perché è davvero imbarazzante. Ho passato parte dell'estate all'estero ed è imbarazzante avere un presidente del consiglio come Silvio Berlusconi.

Io non mi sono mai sentito rappresentato da lui. Della sua squadra e dei suoi ministri non parlo, non voglio nemmeno entrare nel merito di questo. Parlo proprio di lui.

Ciao, ti mando un caro saluto. Claudio

meoceo ha detto...

In merito a questo tuo post, io la penso così: ciò che ci distingue alle repubbliche o stati religiosi è che noi siamo aperti e rispettosi, per cui l'inno dello schalke è irrispettoso. Punto e basta. Irrispettoso verso una cultura che non è mica soltanto brutale.

Bruciare cristiani o simili è assolutamente allucinante!

Più che noi irriggidirci nelle nostre posizioni, bisogna noi mantenere i nostri punti di forza (apertura nel rispetto delle regole) e far risuanare nei loro paesi lo scandalo della loro chiusura.

gamaliele il fariseo ha detto...

Caro Claudio, mi sembrava esplicitamente ironico e sarcastico il mio post sull'inno della squadra tedesca. Tornando seri, avere un atteggiamento eccessivamente permissivo, aperto, cordiale, giustificativo, benevolo e quanto altro nei confronti degli immigrati, ha sortito l'unico effetto di creare tensione e preoccupazione nei cittadini (girarai per le città anche tu immagino) e un senso di sfiducia nei confronti di chi non rispetta le nostre leggi e la nostra costituzione. Anzi, ne sfrutta le falle a proprio vantaggio per rivendicarne solo diritti. Ma i doveri? Su Berlusconi la pensiamo, come ben sai, in modo molto diverso. Non ho intenzione alcuna di farti cambiare idea ma, mi piacerebbe, che fossi meno prevenuto rispetto alle sciocchezze quotidiane che la stampa nostrana ci propina e che vengono poi incredibilmente riprese da organi di stampa stranieri (sempre i soliti per giunta..te ne sei accorto?
Ti so troppo intelligente per cadere in questo ridicolo errore.
In qualsiasi caso (faccio riferimento all'estate passata all'estero) si dice che l'erba del vicino è sempre più verde. Io la mia erba la amo e al momento non ne invidio altre.
Un caro saluto e un abbraccio in amicizia.

meoceo ha detto...

Beh, l'erba del vicino non è sempre più verde, anzi, sono stato in Sudafrica ed ho conosciuto il paese più razzista e chiuso del pianeta, credo. E' stato assolutamente un disastro. Non avevo letto nulla prima di andare lì, ma chiaramente avevo le nozioni base di Apartheid, Mandela e Afrikaners nel mio bagaglio di conoscenze pregresse. Ma ritrovarsi di fronte ad una situazione sociale di scontro totale - culturale tra bianchi e neri è stato allucinante ai miei occhi. Questo scontro ha ragioni storiche ben precise, ma la cultura locale viene quotidianamente forgiata da titoli di giornale (Cape Argus, uno dei maggiori nazionali intitolava Women belong at home "le donne devono stare a casa"). Questi titoloni in prima pagina, la cultura radicata sulla loro religione calvinista, la continua lettura della bibbia ed il loro continuo giustificare le scelte passate e le loro scelte di discriminazione razziale come giuste e doverose continuano a forgiare la cultura del paese. Razzista. L'erba del vicino non è più verde in questo caso, anzi. Solo l'immersione nella natura si è salvata nel mio viaggio sudafricano. Dalla immersione culturale ho imparato che la giustificazione a priori è tanto sciocca quanto forgiante nel lungo periodo.

Dalla Francia invece, paese di destra, ho imparato che la destra può essere molto diversa e più libera e liberale da quella italiana. Ecco, la destra parigina la cambierei 10.000 volte con la destra berlusconiana, che credo non combaci più con la destra preberlusconiana. E' una destra di chiusura verso il diverso e la diversità che ha perso i valori della solidarietà. E' una destra ammalata dai soldi e dal potere. Non chi vota, probabilmente, ma chi è al potere, mi riferisco sempre alla celebre persona e ad alcuni yesman terribilmente legati a lui.

Giù invece il cappello a Fini che rappresenta quella cultura di destra che è aperta a cambiare idea, al dialogo ed è sana e che farebbe bene al nostro paese. Quella che, mi auspico, sostituirà l'oramai eterno che un tempo fu in odore di santità ;-)

gamaliele il fariseo ha detto...

Carissimo Claudio,
sai che ho una predilezione per le tue critiche e per l'educazione che sempre hai dimostrato nel manifestarle. Motivo per cui trovo (e ho trovato) sempre un momento di crescita (spero reciproca)i nostri spunti dialettici.
Per rispondere al tuo ultimo commento, ho deciso di sintetizzare il tutto alla tua sottolineatura su Fini.
Se un giorno avremo la possibilità di incontrarci, sarà mia premura farti copia di un vecchio VHS di una trasmissione di Giuliano Ferrara (L'istruttoria) dei primi anni '90, dove, come segretario dell'MSI-DN, Fini disse cose che troveresti,oggi, quanto meno imbarazzanti. E tu ritieni che questo signore, solo per una ovvia posizione di comodo su suoi interessi futuri, rappresenti meglio di Berlusconi il paese? Claudio, credimi, non è la stesso campionato, non è la stessa partita e non è neanche lo stesso sport...Te ne farò copia appena possibile. Promesso.

meoceo ha detto...

Io sono convinto che uno non debba vergognarsi del suo passato anche se in passato ha sostenuto idee, magari imbarazzanti, e che magari ora, per comodo o no è difficile saperlo, non sostiene più. Credo sia lecito, normale, logico ed intelligente cambiare idea. Per tutti, compresi i politici che fanno degli ideali e degli slogan il loro pane.

E' vero però che quando cambiano troppo, forse sarebbe bene che perdessero anche la loro credibilità (perché magari non troppo rappresentative degli ideali e delle idee appena abbracciate). Questo purtroppo non accade quasi mai o mai.

Ok, forse nemmeno Fini rappresenterebbe bene l'Italia. E probabilmente hai ragione.
Ti faccio un esempio però: anche Obama fece uso di cocaina e fumato marijuana eppure ciò non vuol dire che sia né un tossico, né uno che non ha il diritto di dire che drogarsi non è salutare.
Io stesso a volte faccio qualcosa, dico o sostengo un'idea e poi magari nel tempo mi ritrovo ad andare fieramente nella direzione opposta. Non so se abbia troppo senso rivangare il passato.

ti riferisci alla dichiarazione che Mussolini fu il milgiore statista d'Italia o del secolo? :)

Sai che nella mia città c'è ancora troppa gente che più o meno apertamente la pensa così? E' triste.

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo, visitando il tuo blog sono incappato nel commento di Claudio Biscaro con le sue impressioni sul Sudafrica. Di solito non posto commenti sui blog, e in questo caso sono ancora piu' sicuro che servira' a niente - ho imparato che quelli che hanno "nozioni pregresse" tipo le sue le nozioni stesse fanno da filtro a quello che vedono, per cui vedono sempre quello che non contraddice le nozioni (lo dico senza polemica, con piena e totale rassegnazione a questo fatto di esperienza). Pero', per rispetto verso i fatti, propongo qualche spunto di riflessione: 1) in generale misurare il razzismo e' uno sport che non mi entusiasma, e trovo molto vicino a provare l'accusa di stregoneria (anche tecnicamente: l'analisi del contenuto che usano tradizionalmente le associazioni antirazzismo per le loro "cacce" e' nata ai tempi di Galileo e la usavano per trovare l'eresia nei testi). Pero', nel caso del Sudafrica, le analisi più recenti dei sociologi vanno nella direzione opposta a quella che Claudio da' per "evidente" (per chi ha accesso a qualche electronic library universitaria suggerisco per es. J.Seekings su numero 1/2008 del Journal of Southern African Studies) 2) Magari mi sbaglio, ma non mi sembra che sia consapevole che i bianchi afrikaner (ossia di lingua afrikaans e background calvinista) sono appena sono il 5% della popolazione, la meta' dei bianchi sudafricani e in generale molto meno ricchi e influenti di quelli di lingua inglese. 3) Pigliare il Cape Argus (giornale regionale, in inglese, storicamente anti-boero e letto molto dai "coloured", i meticci) come esempio dei sentimenti degli "Afrikaners" e' un po' poco sostenibile: per citare qualcosa di pertinente, bisognerebbe andare su Die Burger, oppure Die Beeld (a Johannesburg). Sono in afrikaans, ma con un po' di olandese elementare si riesce a decifrare i titoli. Oppure si trova qualche paper o articolo in inglese con citazioni dagli stessi giornali opportunamente selezionate per sostenere la tesi che gli Afrikaner, sotto sotto, sono rimasti razzisti (se vuoi te ne segnalo qualcuno, e' rimasto ancora in giro qualche bianco anglofono che ne scrive). E' roba un po' "taglia-e-cuci a tesi" tipo giornalismo italiano, ma almeno cosi' funzionerebbe.. 4) anche dare per scontata l'associazione 'razzismo-sessismo' non e' una scelta molto felice: il Sudafrica non e' l'Italia o l'Europa, e capita che l'accusa di machismo e di disprezzo delle donne vada quasi escusivamente dai bianchi (soprattutto donne progressiste, anglofone e afrikaans) contro i neri (come il Presidente Zuma nel suo processo per stupro). Di solito i titoli antifemministi sono fatti per attirare i lettori non bianchi (nel caso che cita Claudio, probabilmente coloured, ma anche neri) 6) La tesi del calvinismo come causa dell'apartheid era in voga negli anni 70 ma adesso e' un po' bollita, negli ultimi anni la stanno rinnegando pure quelli che l'avevano lanciata nella letteratura (non suggerisco titoli perche' immagino che l'interesse sia limitato). 8) Che (soprattutto) in Italia e nei blog in italiano si possa sparare un po' di tutto su qualsiasi paese del globo senza approfondire niente prima e' noto e un po' deprimente, ma, detto questo, non voglio essere carogna: nel provincialismo dell'Italia "colta", per cui il mondo e' Obama-Sarkozy-Zapatero e Michael Moore a Venezia e' il momento piu' eccitante dell'anno, già il fatto di scrivere giusto "apartheid" e "Afrikaners" e' da levarsi il cappello. Rocco

gamaliele il fariseo ha detto...

Certo che bisogna non vergognarsi del proprio passato e certo anche che non bisogna mai rinunciare al diritto di cambiare idea. A fronte di queste mie banali considerazioni voglio ricordare che in politica (come nella vita) un minimo, un briciolo, di coerenza non guasterebbe. Il caso di questo signore è emblematico. No, Claudio non facevo riferimento alla frase su Mussolini. Facevo riferimento a dichiarazioni di quella trasmissione, su immigrazione e gestione del potere (la trasmissione, cito a memoria quindi passibile di errore, si intitolava Voglia di destra).
Ma del suddetto signore potrei ricordarti chicche più recenti, come ad esempio che un mestro elementare gay non può insegnare. Indicandolo, di fatto, come tendente alla pedofilia. Caro Claudio, Berlusconi potrà anche avere mille difetti, ma con quel signore, secondo me, non esiste paragone, né come intelligenza, né come spirito di iniziativa, né come risultati politici conseguiti. Abbiamo certamente un Presidente del Consiglio anomalo. Anomalo nel senso che non è un politico tradizionale. Non è uomo di apparato stile vecchia DC o vecchio PCI, ma semplicemente un uomo che vuole bene al proprio paese (vedi terremoto in Abruzzo) e questo (non puoi negarlo), è un merito che gli elettori hanno capito e premiato da tempo.

meoceo ha detto...

Rispondo a Rocco sul Sudafrica. In effetti è arduo inferire da un viaggio di 7-8 giorni che ha toccato solo alcuni luoghi di Sudafrica, tra l'altro limitrofi fra loro. Ho quindi viaggiato in un raggio di 150 km circa da Cape Town. Non ho conosciuto più di 30 persone, però posso assicurare che tutti questi mi hanno impedito di parlare con i colored, come vengono chiamati da Rocco, ma che loro chiamavano in un modo di gran lunga più dispregiativo: Kaffir (e questo mi è stato detto sia da inglesi: imprenditori e gente comune; che da afrikaners: avvocati, psicologi, imprenditori, e gente comune). Quasi come fossero merde, scusa il termine, ma ci sta. Anzi, nelle loro teste, per alcuni di loro non c'era molta differenza tra queste e quelli.
Non ha senso generalizzare, ma l'esperienza è stata così estrema che valeva la pena di riportarla. Quello è vero razzismo. Che poi la situazione fosse peggio un tempo e sia migliorata, wow.
Non ho conoscenze di olandese e purtroppo non ho molto tempo per leggere riviste scientifiche sul contesto sociale in Sudafrica, perché passo il mio tempo a leggerne delle altre.

E' uno sport dalle dimensioni difficili da misurare, ma a pelle la sensazione è di razzismo e di integrazione tutta da costruire o ... tuttora allo stato brado, almeno nella cultura della gente che ho incontrato e nei posti che ho visitato.

Non generalizzabile, ma è pur sempre un case study

Anonimo ha detto...

A Claudio: grazie per la tua testimonianza, che pure mi pare veramente un po' estrema, anche tenendo conto della tendenza dei bianchi (specie quelli più ricchi) a spaventare i turisti sui pericoli per la sicurezza in certe aree rurali o di periferia urbana (conosco anch'io la zona, in cui viaggio e faccio ricerca da un po'). Mi viene quasi il dubbio che avessero deciso di prenderti in giro, dopo averti come inquadrato come particolarmente sensibile al tema. En passant, ti segnalo che il termine "coloured" (che non uso solo io, è quello ufficiale passato dall'apartheid alle politiche di affirmative action di oggi) non corrisponde a "kaffir", bensì indica un gruppo di "meticci" di varia origine ma culturalmente europeizzati (un po' tipo i neri cubani o del sud degli USA) che formano la maggioranza nella regione di Cape Town. "Kaffir" (che viene da un termine dispregiativo usato dagli arabi per gli indigeni della costa dell'Oceano indiano, in quanto "pagani") ai tempi dell'apartheid era usato per i "neri" cioè gli africani di lingua xhosa, zulu ecc.., che nel Capo sono arrivati quasi tutti dopo l'allentamento delle pass laws nel 1985. La maggior parte dei turisti (e dei giornalisti italioti) non vede la differenza, ma intorno a Cape Town e verso la Namibia la maggior parte dei "neri" in realtà è "coloured", parla afrikaans come L1 e ha cognomi olandesi o europei (Jacobs, Pietersen, De Villiers, Habana, Conradie..) R.