giovedì 29 maggio 2008

La pioggia nel Pigneto...

Prima il raid al Pigneto, poi la rissa alla Sapienza ed infine le polemiche legate alla figura di Giorgio Almirante. Il "mainstream" dei media di regime si è scatenato in questi piovosi giorni di primavera contro tutto ciò che riguarda la destra nostrana. Esiste , però, un particolare: il "nazista" del Pigneto, ricercato dagli inquirenti dopo la rissa di sabato scorso, è un rosso che più rosso non si può. Pure tatuato per non lasciar spazio a fraintendimenti con l'effige del "Che". L'articolo inchiesta di Carlo Bonini su "Repubblica" di oggi fuga qualsiasi dubbio in proposito.
Consiglio vivamente la divertente lettura. Potrebbe essere, seppur crudamente, la risposta al classico quesito post elettorale di questa sinistra allo sbando:"Compagni dove abbiamo sbagliato?" L'amletico dubbio, poco alla volta, si sta dissipando. Per Valentino Parlato & C. piove sul bagnato. La pioggia nel...Pigneto!

mercoledì 28 maggio 2008

Patenti di democrazia

Ormai è un fatto acquisito. Alla "Sapienza" hanno diritto di tribuna solo coloro che sono stati autocertificati con la patente di "sincero democratico antifascista". Anche il Papa, porello, ha dovuto rinunciare alla visita. Si dirà: che c'entra il Papa con la politica? Per la sinistra tutto ciò che non è "pensiero conforme" è politica. Quindi anche il Papa stia a casa sua.
E' vomitevole constatare come in questo Paese esistano ancora zone franche a tutela del pensiero unico, dove non può esistere confronto e dialettica su temi particolarmente scottanti che in più di una occasione i collettivi antifascisti hanno dimostrato di non conoscere. Abbiamo atteso oltre mezzo secolo per poter parlare liberamente di foibe. Che sia stata un' iniziativa di Forza Nuova a me, personalmente, poco importa. Le università devono essere spazi aperti. Punto. Le risse sono un problema di ordine pubblico. E' compito della polizia fare piazza pulita della feccia. Di destra e di sinistra. Che il Governo pensi a ripulire, invece, gli ambiti di democrazia nelle scuole e nelle università, dove tutti debbono avere liberi ambiti d'intervento. Dell'intolleranza travestita da antifascismo ne abbiam le tasche piene.

giovedì 22 maggio 2008

Dal benessere alla paura. La genesi del terrorismo

Nel 1989 Sergio Zavoli, grande giornalista, già Presidente della Rai e successivamente senatore del centro sinistra, presenta un programma dal titolo “La notte della repubblica”.
E’ uno spaccato arguto e critico degli anni ’70. Quelli che furono tristemente chiamati gli “anni di piombo”.
A molti anni di distanza è giusto chiedersi cosa sia rimasto, di quel periodo, nelle coscienze degli italiani e cosa sia giusto trasferire alle nuove generazioni in termini di esperienze sociali e culturali.
Alla fine del secondo conflitto bellico, l’Italia, è un paese distrutto e affamato da una dittatura entrata nell’epidermide del paese, con un’economia bloccata e arretrata e una forte disuguaglianza sociale e culturale fra nord e sud. Un Paese, però, vivo, capace di reagire agli orrori della guerra e compiere una vera e propria svolta in poco più di due lustri. L’Italia del “boom economico” diventa fatto compiuto. Oggettivo. Al culmine di questo stato di benessere, incombe l’ombra cupa del ’68. Nessuno è in grado chi capirne il peso, la portata politica e quanto il futuro di una intera generazione ne resterà influenzato. Irrimediabilmente. Le rivendicazioni sindacali e i “cambiamenti” voluti dal mondo accademico travolgono una classe dirigente troppo attenta agli interessi individuali per pensare di poter risolvere quelli collettivi di una classe operaia sempre più importante nella logica di una costante crescita produttiva.
E’ da questa insoddisfazione, dalla paura di una deriva militare di stampo golpista, da un’economia che improvvisamente rallenta, anche a causa della crisi petrolifera che colpisce senza distinzioni tutta l’Europa, che il germe del terrorismo prende forma e si insinua nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche. Lo spostamento dell’asse politico a sinistra comporta, tempestivamente, una reazione degli ambienti neofascisti ancora legati al recente passato. E’ l’inizio della strategia della tensione.
In questi anni l’Italia è travolta da fatti sanguinosi terribili, molto dei quali impuniti ancora oggi, firmati da sigle legate all’eversione sia “rossa” che “nera”. Piazza Fontana, l’omicidio Calabresi, Piazza della Loggia, sino al culmine del rapimento e assassinio dell’On. Aldo Moro.
In Italia accade anche questo. Che un Presidente del Consiglio pronto a ricevere la fiducia del Parlamento, venga rapito e ucciso 55 giorni dopo.
Giorgio Bocca di quegli anni scrisse: ”In quegli anni anni nessuno sa bene se stia nascendo un mondo nuovo o se si affondi nell’antica barbarie, ma tutti sanno che è il tempo della morte e sono in molti ad accontentarsi di questa risposta: ci fu un tempo in cui arrivarono, i giorni del labirinto e poi quei giorni si dileguarono, quel buio scomparve. Niente altro”
Non sono d’accordo. Credo che l’omicidio della memoria sia l’atto “criminale” più cinico e subdolo da proporre alle nuove generazioni che di quegli eventi conoscono, nella migliore delle ipotesi, solo delle immagini in bianco e nero.
Non esiste analisi ideologica che regga di fronte all’orrore fanatico di quegli anni se non si riconosce, senza fraintendimento, l’offesa e i danni arrecati ai parenti delle vittime e alla parte sana e democratica della nazione.
Complici di questa infamia furono coloro i quali che, delle azioni del brigatismo rosso e di tutta quell’area extraparlamentare di sinistra, parlarono di terrorismo di stampo fascista. Altri, più indulgenti, li definirono “compagni che sbagliavano”.
Dovevano portare in “paradiso la classe operaia” (per la gioia di Elio Petri) ed invece hanno prodotto il nulla. Combattevano, nelle farneticanti rivendicazioni, il SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali) e l’odioso capitalismo. Invece, a morire, come giustamente più volte ha criticamente sottolineato Giampaolo Pansa, furono guardie, agenti, professionisti, giornalisti, sindacalisti e operai. In questo vortice di sangue son finiti anche loro. Più proletari dei loro assassini.
I giovani d’oggi non dimentichino mai cosa Leonardo Sciascia scrisse di questi signori: “Le Brigate Rosse avranno studiato ogni possibile manuale di guerriglia, ma nella loro organizzazione e nelle loro azioni c’è qualcosa che appartiene al manuale non scritto della mafia”.

mercoledì 14 maggio 2008

Grillo mea lux

Consiglio a tutti la lettura del meraviglioso pezzo che appare oggi su "Il Riformista", a firma Tonia Mastrobuoni, dal titolo "Che bolletta, Grillo". Il "nostro" generoso (per i consumi) censore delle istituzioni è stato colto in fallo dalla brava giornalista. Insomma, una vicenda stile "predico bene e razzolo male". Il "nostro" ha recentemente dichiarato che la Rete, unico baluardo invalicabile della democrazia partecipata, spazzerà via classe dirigente, servi del potere e ladri. Chissà se, il "nostro", saprà rivolgere anche verso se stesso questa brillante intuizione". Io, intanto, dò il mio piccolo contributo.

martedì 6 maggio 2008

"The Goodfellas"

La notizia buona è che li hanno arrestati tutti. Nessuno escluso. Li guardi e pensi che la delinquenza ed il rancore non possano abitare le loro menti. Ed invece, hanno mostrato ad un Paese attonito ignoranza e fragilità. Fragilità è pensare di affronatre la vita a pugni e calci perchè non si è in grado di avere passioni ed emozioni vere. Se lo scopo di una vita è pestare a morte il primo che passa per strada, così, per sfizio, per provare la propria invincibilità, è venuto il momento di predicare senza fraintendimento alcuno la tolleranza zero.
Il carcere darà loro la possibilità di riflettere e magari, studiare e leggere, con un profitto migliore rispetto a quello riportato dai media. Non discuto "il libero arbitrio" di professare il proprio credo politico, ma, mi chiedo, se questa gente abbia mai letto un libro in vita propria. Si definiscono di destra, destra radicale, ma ne conoscono le basi culturali? Hanno letto Celine? hanno letto mai Drieu La Rochelle oppure i "Cantos" di Ezra Pound? Allo stesso tempo, conoscono Amos Oz o Abraham Yehoshua, i loro acerrimi "nemici"?
Avranno, ora, molto tempo per mettersi in pari. Ciao Nicola...