venerdì 14 novembre 2008

In Italia vige la pena di morte

Oggi, almeno, ne siamo consapevoli. L'eutanasia è arrivata sino a noi. Un gran bel regalo di Natale...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Cattolicesimo, religione di bugie
Con la nota della sedicente "santa sede" (cioè del Vaticano, per parlare chiaro) sul caso Englaro, nei termini citati da Repubblica, siamo all'apoteosi della menzogna e della disinformazione.
Gli sgherri del papa continuano a dire falsità.
La morte per fame e per sete è "terribile" quando si sentono la fame e la sete; ma secondo la scienza, Eluana oggi ha meno sensibilità di un pomodoro.
Già dire che "vive" è una mostruosità. Il corpo di Eluana respira e il cuore batte solo perché sono assistiti da macchinari che la tengono in vita.
In condizioni di natura, questa donna sarebbe morta quand'era giusto morisse, sedici anni fa, quando ha smesso di vivere nel senso che normalmente si assegna a questa parola, cioè quando ha smesso di pensare e di provare sensazioni.
Ma chiaramente, l'assistenza ai malati irrecuperabili è un business, per lo più in cui la chiesa cattolica si sta espandendo man mano che lo Stato italiano perde le sue prerogative (nella sanità come nell'istruzione ecc.).
E dunque via con la disinformazione, che ormai è diventata di livello talmente basso da arrivare a veri e propri crimini contro la correttezza e l'intelligenza; come quando la Binetti dice che i gay sono pedofili, in pratica.
Gli stati democratici sono di fronte ad un bivio: o porre limiti alla libertà di religione laddove le religioni organizzate (Vaticano in primis) cerchino di minare la democrazia, o ripiombare in un Medioevo di scontri religiosi, con la fine della civiltà occidentale come noi oggi la conosciamo, per difendere una malintesa "libertà di parola e di religione" che in realtà è solo la libertà di alcuni (la maggioranza? Boh, non è mica sicuro) di opprimere altri.

gamaliele il fariseo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
gamaliele il fariseo ha detto...

Caro Angelo, ti ringrazio per aver lasciato un commento sul mio blog. A parte qualche affermazione un pò gratuita (vedi sgherri del papa), il tuo commento esprime una opinione, che in molti casi non condivido, ma rispetto. Sul caso Englaro - leggi miei altri post precedenti - non ho mai avuto una posizione dogmatica. Ciò che mi ha colpito negativamente, è che la scelta fra vita e morte, sia stata presa dalla cassazione e non da una legge fatta in parlamento.
Poi, contesto anche la tua affermazione su Eluana tenuta in vita dalle macchine. Eluana, è una ragazza che si sveglia e riaddormenta ogni giorno. E', ovviamente alimentata e idratata da un sondino, ma le sue capacità vitali sono innegabili. Su quello che possa "sentire" questa poveretta non è dato sapere neanche dalla scienza. Ognuno ha una sua opinione. Anche palesemente divergente. Grazie della tua partecipazione alla discussione.

Anonimo ha detto...

Sarebbe opportuno che chiunque parli di "pena di morte" si calasse per cinque minuti nei panni del padre.
Poi se ne riparla

gamaliele il fariseo ha detto...

Caro amico, la mia risposta è nel nuovo post. Riparliamone, in serenità.

Anonimo ha detto...

Solo alcuni dei passi (illuminanti ed illuminati) di una delle tante pronunce per Eluana...qualcuno l'ha mai letta per intero?

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE,
Sentenza 16 ottobre 2007, n. 21748.
Il rifiuto delle terapie medico-chirurgiche, anche quando conduce alla morte, non può essere scambiato per un’ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, esprimendo piuttosto tale rifiuto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale.

Analogamente, secondo la sentenza 26 giugno 1997 della Corte Suprema degli Stati Uniti, nel caso Vacco e altri c. Quill e altri, ciascuno, a prescindere dalla condizione fisica, è autorizzato, se capace, a rifiutare un trattamento indesiderato per il mantenimento in vita, mentre a nessuno è permesso di prestare assistenza nel suicidio: il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari si fonda sulla premessa dell’esistenza, non di un diritto generale ed astratto ad accelerare la morte, ma del diritto all’integrità del corpo e a non subire interventi invasivi indesiderati.