lunedì 7 gennaio 2008

Mors tua vita mea

E’ di pochi giorni fa la provocatoria proposta del direttore de “Il Foglio” Giuliano Ferrara per una moratoria, dopo quella sulla pena di morte, che affronti il tema dell’interruzione volontaria della gravidanza.
Come spesso succede in Italia, il partito dei tifosi, ha immediatamente srotolato sciarpe e trombette per sostenere, senza mai entrare nel merito con la giusta obiettività critica, una fazione oppure l’altra.
Non trattandosi di avvenimento sportivo, sarebbe forse più accorto attenersi a quelli che sono i valori che tale proposta esprime senza per questo considerare inattuale o aggressiva una discussione che è ora di affrontare a viso aperto prima che l’imbarbarimento umano possa avere il sopravvento.
Partiamo dai dati, unico elemento incontestabile su cui costruire delle valutazioni serie.
Negli ultimi decenni il fenomeno dell’aborto nel mondo ha raggiunto vette da pulizia etnica: oltre un miliardo di aborti con medie annue che toccano i 50 milioni. Già questo è sufficiente per fermarsi un istante a pensare.
L’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 (auguri!) cita testualmente: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.”
Ora, il problema non deve essere, come invece sta maturando, la solita disputa fra laici e cattolici, fra pseudo ingerenze della chiesa nella vita dello stato e le istituzioni che lo rappresentano.
Il problema fondamentale è come tutelare la famiglia con delle politiche che favoriscano la natalità e il concepimento a dispetto di un governo (come questo) che la famiglia uccide con tassazioni parossistiche e insostenibili.
Non bisogna dimenticare, a onor del vero, che la 194 fu introdotta soprattutto per colpire gli aborti clandestini e dare tutela ospedaliera a chi ne faceva richiesta. Il panorama politico e sociale, da allora è sensibilmente mutato e nessuno può e deve permettersi di negarlo, perché se è pur vero che è stato importante dare supporto e sostegno alle madri (soprattutto ragazze madri) è altrettanto vero che ora viene spontanea una domanda: chi tutela il bambino?
L’episodio del bimbo toscano abortito alla 23° settimana per una diagnosi di atresia all’esofago poi risultata drammaticamente sbagliata è emblematico. Chi risarcisce ora della vita il povero Tommaso? O forse è da considerarsi solo come un danno collaterale?
La recente approvazione a livello internazionale della moratoria contro la pena di morte non può non indurre noi tutti a un ragionamento profondo sulla tragica sorte di milioni di bambini che ogni anno non possono vedere la luce e anche sulle loro madri che per motivi, a volte, di forte indigenza, sono costrette a rinunciare al bene prezioso di un figlio.
Senza diritto alla vita non esiste tutela per la famiglia. Senza tutela per la famiglia nessun discorso ha più valore.
In sostanza, la legge 194 avrebbe ancora un senso se negli anni fosse stato applicato con successo quanto all’articolo 1 della suddetta legge, ovverosia, la tutela della vita e la rimozione delle cause che portano all’aborto. O gli articoli che riguardano, il 2 e il 5, l’opera dei consultori, dove si sottolinea che i consultori stessi, possono avvalersi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita. Allo stato attuale il numero dei consultori è molto diminuito e per i volontari del Centro di aiuto alla vita, entrare nei consultori pubblici è quasi una chimera.
Per abolire una legge bisogna prima cambiare pesantemente quella cultura che è stata alla base della 194. E noi, a torto o a ragione, con la cultura fallimentare del ’68 non abbiamo mai avuto nulla a che fare.Smettiamola con le scorciatoie semantiche e ricordiamoci invece cosa sosteneva don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII: “ L’aborto è un omicidio premeditato con l’aggravante che la vittima non può difendersi, e che a ogni donna deve essere riconosciuto il diritto di non abortire”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quella di Ferrara è una battaglia meritoria contro quei laicisti che parlando di diritti individuali dimenticano che sono tali soltanto se interrelati con il resto della società. Bravo Gama per unirti a questa battaglia per la vita.